Perchè ti fa le corna?
Passeggiatina tra le etimologie. Pubblicato il 7 ottobre 2010 su “Caffè Letterario di Maria Cristina Brizzi” in Bologna / Blog del Corriere della Sera
Quante volte diciamo: “l’ha lasciato perché le ha fatto le corna”? Ma non ci siamo mai chiesti cosa c’entrano le corna con l’esperienza, orribile e purtroppo condivisa, del tradimento.
Si parte da lontano: da Creta al tempo di Minosse, il re mitologico che sposò Pasifae. La regina, disgraziatamente, si era innamorata di un bellissimo toro bianco; e per coronare il suo sogno d’amore ordinò a Dedalo, il più famoso architetto della storia, di costruire una vacca di legno dove lei si nascose. Non saprei dire se anche l’appellativo “vacca” riferito ad una donna troppo disinvolta abbia origine da allora; fatto sta che l’intraprendente Pasifae riuscì, nascosta nella falsa vacca, a fare l’amore col toro. Fu così che rimase incinta del Minotauro, l’essere mostruoso con corpo di uomo e testa di toro che poi venne rinchiuso nel Labirinto. Ma Creta era piccola e la gente mormorava; mormorava soprattutto quando vedeva Minosse, e qualcuno, per ricordargli le prodezze amorose della moglie, alzava la mano nel gesto rimasto poi tanto famoso.
A proposito di donne disinvolte, un’etimolgia controversa ma divertente è quella di “mignotta”: il termine deriverebbe dalle antiche anagrafi. Quando il funzionario doveva registrare un nuovo nato, ed il piccolino, magari perché figlio della colpa, era stato abbandonato sui gradini di una chiesa, nel foglio la dicitura era “… figlio di madre ignota”, oppure, per brevità, “…figlio di m.ignota”.
Che la scienza medica saccheggi il vocabolario di greco antico è noto: basti pensare che “iatròs” in greco significava medico, capostipite di tutti gli “-iatra” odierni. Mi piace ricordare qui alcune malattie studiate dagli psichiatri ( psychè era comunque l’anima, il soffio vitale; lo psichiatra è dunque il dottore dell’anima). Una patologia tipica della malattia mentale è la paranoia: un pensiero (nòia) laterale (parà in greco sta per “accanto, vicino”), fuori dai binari, vicino o parallelo al pensiero considerato normale, ma sempre leggermente discosto da esso.
Patologia più grave ed impressionante è la schizofrenia: dal greco “schizein”, che significa dividere in due, biforcare, e “frèn”, che era la sede del pensiero. Lo schizofrenico è dunque chi ha il pensiero diviso tra due realtà, colui che vive due realtà differenti; è colui che la fantasia popolare, impaurita da tale manifestazione, cercava di esorcizzare con le barzellette: ..”un matto che si crede Napoleone”. Perché il malato di schizofrenia vive due vite, analogamente reali e presenti: è l’uomo di Kafka che si sveglia scarafaggio. E le antiche barzellette venivano create proprio per ridere ed allontanare la paura di scoprire un doppio, uno sconosciuto, quello che si nasconde in ognuno di noi.