Il caffè letterario
Pubblicato il 1 marzo 2009 su “Caffè Letterario di Maria Cristina Brizzi”
in Bologna / Blog del Corriere della Sera
Autori classici, poemi omerici, tragedia greca, storici latini… scatta il riflesso pavloviano della paura dell’interrogazione, anche se siamo cinquantenni e il banco di scuola è un lontano ricordo.
La reazione successiva, di solito, è un sorriso sollevato: la maturità l’ho già passata, non è più affar mio, e chissenefrega.
La pratica scolastica può essere una condanna per i testi classici: siamo stati obbligati a studiare l’Eneide e la Gerusalemme Liberata, e non ci è mai passato per la testa che in quei versi si parlasse proprio di noi, che in quelle opere così lontane e incomprensibili potessimo riconoscerci, ritrovare il nostro quotidiano, identificarci.
Eppure è di noi che si parla, nei versi dell’Iliade, nei poemi di Ovidio, nei sonetti di Foscolo.
Non ci credete? Sorrisino sprezzante?
Guardate un po’.